TAKAHIRO
nobile e valoroso
Ciao, io sono Takahiro, sono una volpe blu, una delle poche mai esistite in Giappone, siamo molto rare. Sono la mascotte della Scuola di Judo Osaka Nuoro.
È li che sono nato più di 30 lustri fa, su una mistica e altissima montagna, che alla sua origine era un potente e tumultuoso vulcano; eh si sono un po’ vecchio, ma io mi sento un giovanotto!
Mi diedero il nome di Takahiro, nella mia lingua descrivono un animo valoroso e nobile, e già dai miei primi mesi di vita i miei genitori capirono che quel nome ispirato dalle stelle era perfetto per me.
Vi chiederete come ho fatto ad arrivare sino a qui a Nùoro, nel cuore di questa bella isola che è la Sardegna, e per giunta come mai porto un Judogi … ah beh … è una storia luuuuuunga luuuuuunga … che inizia quando io e il mio migliore amico di sempre avevamo suppergiù 20 anni … cercherò di essere veloce nel raccontarvela.
Crebbi ai piedi della Magica Montagna, al centro della mia grande isola, con la mia bellissima famiglia, tra feste e giochi, avevo tanti amici e credetemi quando vi dico che mi divertivo come un pazzo !!! Nel bosco organizzavamo tanti giochi, e ogni giornata sembrava essere più bella di quella che l’aveva preceduta.
Un giorno, mentre zampettavo tra gli alberi, decisi di salire sino in cima al vecchio vulcano, e da li feci una scoperta fantastica, compresi che intorno a me c’era ancora un sacco di terra da esplorare, c’erano isole più piccole e poi c’era il mare, e pensai : "Ah, allora non è una leggenda questo mare, il nonno non mi raccontava delle bugie, ed è proprio blu come il cielo e come me!"
Curioso e pieno di vita tornai alla mia tana, e con il permesso dei miei cari, iniziai il viaggio verso il mare.
Camminai per 9 notti, tante quante erano le code della mia venerabile antenata … corsi il più svelto che potevo, a perdifiato, tanta era la mia voglia di arrivare a quella grande distesa d’acqua.
Arrivai al mare, ne fui molto felice, ne assaggiai l’acqua … perbacco era davvero salato !!!
Stetti per qualche tempo a chiacchierare con i pesci e i gabbiani, che mi raccontarono mirabolanti avventure. Stanco dal lungo viaggio decisi poi di dormire un poco e prendere il sole su una magnifica spiaggia dorata.
Fu qui che feci l’incontro che mi cambiò la vita, vidi per la prima volta un piccolo di umano, proprio come voi … mi svegliò il baccano che faceva mentre, tra risa e urla di gioia, giocava con un arnese volante, sembrava un uccello colorato, ma piatto … seppi più tardi che si trattava di un aquilone ; adesso pensate ne ho una collezione !!!
Decisi di avvicinarmi al bimbo, ero più vecchio di lui di pochi anni, parlammo un po’, anche per lui era il primo incontro con una magica volpe blu del Giappone … ci raccontammo un sacco di cose Jigoro e io e diventammo amici, subito si creò tra noi un rapporto speciale … arrivò la sera, il mio piccolo amico tornò a casa, ma prima mi regalò il suo aquilone.
Fu il primo dei tanti che nel corso della mia lunga vita mi fu donato per onorare la buona sorte che portavo a chi mi ospitava nella propria dimora e mi dava un rifugio per riposare.
Tornai verso casa. Lungo il tragitto mi persi, distratto dalle storie che mi raccontavano i ghiretti e i topolini dispettosi che incontrai, stavano appollaiati tra gli alberi di conifere, e mi riempivano le orecchie di racconti strambi. Insomma amici miei, mi prese una gran confusione, seguii il corso di un fiume e mi ritrovai ancora una volta sul mare, lontano dal mio bosco e dalla mia amata montagna, nel bel mezzo di una città che era tutto un fermento, si arrampicava su un pendio ed era piena di uomini affaccendati, che salivano e scendevano da misteriosi animali di legno e ferro. Vi confesso che ebbi paura, non capivo bene cosa vedevo, non conoscevo nulla, in più ero ancora scosso dai racconti di quegli animaletti dispettosi.
Mi nascosi tra i vicoli di quella che era già un grande villaggio, ero ad Osaka, non tanto lontano da Kobe, da dove ero partito. Quello in cui mi trovavo era un porto, pieno di navi e di nebbia, iniziai ad esploralo. Era un luogo bizzarro, di giorno pieno zeppo di umani che urlavano e si muovevano irrequieti come formiche; mentre la notte si faceva silenzioso come un deserto. Passò qualche giorno … quel grande caos mi affascinò, ma io ero ancora un piccolo di volpe, non potevo restare fermo la, dovevo tornare a casa … Al quinto giorno, dopo una gioiosa colazione fatta insieme ai gabbiani del porto e a un simpatico e generoso pescatore mi rimisi in cammino, ma mi ripromisi di ritornarci un giorno. Fu la volta buona che riuscii a tornare alla mia amata tana.
Una volta riposato raccontai le mie peripezie agli amici, mi ascoltarono impauriti quando sentirono di me a Osaka e rimasero sorpresi del colorato dono del piccolo amico Jigoro, che conservavo gelosamente dentro al mio rifugio … pensai prima di dormire :"chissà se un giorno lo incontrerò ancora ?".
Passarono gli anni, imparai a leggere le stelle per non perdere più la strada di casa. Diventai grande e forte. Ripresi perciò la via dell’avventura. Girai tutto il nord del Giappone, spostandomi tra le colline, imparando innumerevoli cose nuove fino ad arrivare alle distese di neve di Sapporo e tornai indietro.
Solo un posto mi mancava di visitare, la capitale Tokyo. Ah, quanto ero emozionato all’idea, ancora qualche giorno di marcia lungo la via dei Samurai e sarei arrivato a destinazione. Fu grande la mia gioia quando potei visitare i giardini del Castello di Edo, la casa degli Imperatori del Giappone, a capo del trono del crisantemo, che come me discendevano dagli antichi dei.
A Tokyo accadde un evento clamoroso, fantastico, incontrai nuovamente il mio amico Jigoro. Lo ricordo come fosse oggi : mentre mi aggiravo per i viali delle Università, un angolo veramente piacevole della città, un giovane urlò il mio nome : << Takahiro-san, Takahiro-san, venerabile amico, sono io, Jigoro !!!>>.
Era un ragazzo di bassa statura, mingherlino, quello che chiamava a gran voce il mio nome, ma il suo sorriso mi riportò immediatamente a quel caldo giorno di tanti anni fa sulla spiaggia. Non posso descrivere la gioia di quell’incontro, tanto era grande. Vi basterà sapere che da quel momento in poi Jigoro divenne parte della mia famiglia e io della sua, passai al suo fianco tanti anni, lo vidi diventare uomo e inventare il Judo !!!
Vissi cosi a lungo con gli uomini e praticai cosi tanto il Judo che divenni un Judoka anche io, una cintura nera, agile, robusto e combattivo. Insieme girammo il mondo, diffondendo la disciplina e aiutando gli appassionati ad aprire i loro Dojo.
Ah quanto tempo è passato dal 1882, fu in quegli anni che Jigoro aprì il suo primo Dojo. Pensate, era di soli 12 tatami, disposti ordinatamente dentro a una saletta del Tempio di Eisho nel quartiere Shimoya di Tokyo. A poco più di 20 anni era già Maestro, ormai padroneggiava le arti del combattimento, fondò il Kodokan Judo e fece nascere il suo metodo, “la via della cedevolezza”, il Judo. Piccolino come era riusciva ad abbattere degli uomini giganteschi, delle montagne, sfruttando la loro stessa forza. Rimanevo sempre di stucco quando quegli omoni cadevano a terra. Mi insegnò cosi tante cose il mio caro amico e Maestro.
Ma ritorniamo a noi … negli anni successivi, ben 137, che ci separano dai giorni di oggi, vissi in Giappone, tornando di tanto in tanto alla mia sacra Montagna, per riabbracciare i miei cari. Mi dividevo tra il Kodokan a Tokyo e gli entusiasmanti viaggi intorno al Mondo con Jigoro. Nel corso della mia vita affiancai tanti grandi Maestri e altrettanti grandi atleti, aiutandoli e consigliandoli, come con me aveva fatto il mio Maestro.
Fu cosi che nel 1978, incontrai un judoka appassionato, arrivato in Giappone per seguire uno dei tanti stage organizzati dal Kodokan. Quell’anno la manifestazione toccava le province della grande area metropolitana che da Tokyo arriva a Kobe. Mi trovavo dunque ad Osaka, nel bel mezzo di un grande palazzetto dello sport, affiancavo i grandi del Kodokan, quando un giovane scattante e dal judo molto elegante attirò la mia attenzione. Lo osservai durante tutti i giorni del meeting e alla fine andai a parlarci, indovinate un po’ di chi si trattava ?
Eh già, era proprio il vostro Maestro Pietro Manca. Sapevo che quell’atleta promettente sarebbe diventato un grande Maestro, mi ricordava tanto l’amico Jigoro. Era piccolo di statura ma era combattivo, un vero guerriero. Già sapevo che avrebbe fatto grandi cose. E cosi fu.
Diventammo grandi amici io e Piero negli anni seguenti. Durante il nostro ultimo incontro, avvenuto durante una gara mondiale di Judo il vostro caro Maestro mi ha ufficialmente invitato nella vostra città e nel suo Dojo.
Pensate, io, un Giapponese a Nùoro ! Avventuroso come sono non potevo rifiutare il suo invito. Mosso dalla stima e dall’amicizia per il Maestro Manca sono perciò arrivato a Nuoro, ritrovandomi ancora una volta dentro Osaka. La palestra Osaka !!!!
TAKAHIRO